Recentemente, alcune dichiarazioni pubbliche hanno sollevato una questione fondamentale che non possiamo ignorare, come cittadini e come rappresentanti di un’associazione impegnata nel mondo carcerario.
Rammarica profondamente che un esponente del governo, chiamato a rappresentare quello Stato di diritto che si prende cura degli uomini e delle donne che hanno sbagliato, così come di coloro che vengono riconosciuti innocenti dallo stesso Stato, possa esprimere posizioni che sembrano negare i valori fondanti della nostra Costituzione.
Le carceri non sono luoghi isolati dal resto della società. Sono parte integrante di un sistema che dovrebbe avere come obiettivo il recupero della persona, anche di chi ha commesso gravi errori, affinché possa essere reinserita nella comunità civile. È un principio basilare del nostro ordinamento: lo Stato assume la custodia di chi ha sbagliato per accompagnarlo in un percorso di cambiamento.
Quando chi rappresenta lo Stato manifesta discredito verso questo principio, non possiamo tacere. Come associazione, riaffermiamo con forza che nessuna persona deve essere ridotta al proprio errore. Ogni individuo ha una dignità intrinseca che va rispettata, e il percorso di reinserimento sociale non è un “optional,” ma una missione che lo Stato è chiamato a compiere.
Queste riflessioni interpellano anche il nostro impegno quotidiano: chi lavora nei contesti carcerari sa quanto sia cruciale che lo Stato, nelle sue rappresentanze più alte, creda nella possibilità di un futuro migliore per chi si trova a vivere dietro le sbarre.
Concludo ribadendo il nostro fermo richiamo a rispettare i valori costituzionali, che non possono essere trattati come ostacoli scomodi, ma devono continuare a essere la guida per un’Italia che crede nella giustizia, nella solidarietà e nella speranza.
Marcella Reni
Presidente Prison Fellowship Italia