In questo mio scritto, vorrei rispondere pubblicamente alla lettera di Nicoletta, una giovane ragazza calabrese a cui è stato ucciso il fratello:
“Cara Nicoletta, ho ascoltato la tua lettera attraverso la voce della nostra Marcella e ho pianto. L’ho riletta da solo nella mia cella e ho pianto. Da quando è cominciato il Progetto Sicomoro è stato un susseguirsi di emozioni. Avendo l’età di mia figlia, permettimi di chiamarti “angelo”. Sei il nostro angelo. Hai dato prova di quanto sia meravigliosa la vita: la tua umiltà, la tua semplicità, la tua sensibilità, hanno folgorato il mio cuore e ancora, a tratti, in me, nel buio più profondo causato dalla mia fede buddista, le tue parole hanno rappresentato uno spiraglio per far passare la luce. La tua saggezza, compassione e il tuo coraggio sono riusciti a farmi sentire un uomo anzi, con le tue parole mi sento utile. Grazie. La tua presenza è stata per me e per tutti noi seguita concretamente.
Questi nostri incontri hanno aperto un percorso di trasformazione, di sostegno e recupero veramente forte e difficilissimo. Da questa grandiosa esperienza siamo certi di poter riacquisire la pace interiore, la consapevolezza, la speranza nel futuro. Sono convinto che questa macchina del bene non si arresterà più; solo così il tuo, il nostro sogno si concretizzerà.
Spero di cuore che resteremo in contatto per continuare a sostenerci e consigliarci durante il nostro percorso di vita”.
