Buongiorno a tutti, mi chiamo Roberto Cannavò e sono detenuto. Anzi, come dico spesso, sono un “diversamente libero” da 18 anni. Sto scontando la pena dell’ergastolo a causa di associazione mafiosa e omicidi. Sono un componente di questo Progetto Sicomoro e ringrazio la Direzione e tutta l’area rieducativa che mi ha permesso di poter partecipare a questi incontri. Dal Progetto Sicomoro ho ricevuto tanto sotto il profilo umano e ho acquisito maggior consapevolezza di ciò che ho causato con i miei atti criminali. Il mio pensiero, negli anni passati, era solo rivolto alle vittime da me uccise senza rendermi conto che, attorno alle vittime, ci sono i familiari, gli amici, e la società che subiscono danni emotivi e dolori che ho compreso solo attraverso le loro testimonianze, i loro occhi.
Partecipando agli incontri ho sentito giustamente la loro rabbia, il loro dolore, ma anche e soprattutto la loro compassione, il loro bisogno concreto di capire, attraverso noi, come può un uomo arrivare a uccidere. A mio giudizio questi incontri sono stati una terapia per attenuare la sofferenza, ma la cosa che mi ha colpito di più è stato il loro sostegno. Tutte le volte che mi hanno visto, sentito, “spoglio”, mentre ripercorrevo le miei esperienze negative, mi sono stati vicino, abbracciandomi e rincuorandomi con straordinaria affettuosità, come se alla fine la vittima fossi io. Mai avrei potuto pensare di trovare sostegno da persone che hanno subito lacerazioni interne da uomini indegni come me. Addirittura, negli ultimi incontri (a qualcuno sono mancato), da tutti quanti sono stato abbracciato e ho capito che questo abbraccio, oltre che nei nostri cuori, è una speranza concreta per un futuro migliore.
Per concludere, ho voluto dedicare due righe alla figlia di una vittima da me uccisa nel 1990. Proprio a lei scrivo:
«Non ricordo il tuo nome però ricordo il tuo viso dolce e pieno di vita, ma soprattutto le tue ultime parole che mi dicesti mentre andavo via da quel cortile dove giocavi con altre bimbe… Parole che superano ogni percezione o ragionamento umano: “Perché stai andando via? Rimani qui con me!”. Per due volte ripetesti questa frase e il mio cuore fu messo a nudo con i miei pensieri già proiettati verso l’uccisione del tuo papà. Ti prego, unitamente alla tua famiglia, di perdonarmi. Sappi che se oggi sono riuscito a esternarti tutto ciò, è anche grazie a persone che, come te, hanno subito la perdita di una persona cara.
Aiutami affinché possa rendermi utile per alleviare le nostre sofferenze».
